IL VINTAGE: MODA PASSEGGERA O DESTINATA A DURARE?
Il fenomeno del vintage è di moda. La possibilità di dare nuova vita a un articolo usato è diventata un vero e proprio business. Tra mercatini e applicazioni online ormai è alla portata di tutti.
Il mercato si divide tra articoli vintage – ossia che hanno almeno 20 anni – e “second-hand” – prodotti invece in qualsiasi epoca, anche recente.
Secondo il Circular Fashion Report 2020, la moda circolare ha un valore potenziale pari a 5 mila miliardi di dollari, circa il 63% in più dell’industria della moda tradizionale. In particolare, in Italia, complice la pandemia, si registra un valore pari a 23 miliardi con stime di crescita annue tra il 15% e il 20%.
Infatti, sul totale dei compratori dell’usato del 2020, ben il 14% ha iniziato ad acquistare vintage proprio quest’anno, portandolo così a essere il terzo comportamento sostenibile più diffuso, dopo la raccolta differenziata e le luci a led.
MA CHI COMPRA VINTAGE? E PERCHÉ?
Da un’analisi fatta da Kearney, risulta che il target in Italia sia molto variegato: tutte le fasce di età si trovano, in percentuali diverse, a comprare o vendere usato.
La generazione dei Baby Boomers è tra le più attive nell’acquisto presso luoghi fisici. Le ragioni sono da attribuire al positivo impatto ambientale e alla possibilità di liberarsi di vecchi capi. Nel mezzo si collocano le giovani famiglie (25-44 anni), che si trovano spesso a vendere capi ereditati alla ricerca di un guadagno e, allo stesso tempo, vogliono contribuire allo sviluppo di un mercato più sostenibile. La Generazione Z, invece, vede nell’usato il giusto compromesso tra l’essere al passo con la moda e il risparmio. Molto importante è anche il tema della sostenibilità. Infine, da un’analisi da noi svolta su un campione di più di 500 persone a Dicembre 2021, risulta che più del 25% non si è mai interfacciato con il mondo del vintage, mentre la restante parte compra o vende usato, ma con basse frequenze e con una preferenza per i mercatini rionali o del paese.
Figura 1 – Quanto spesso, dove e perché compri o vendi usato?
IL CASO VINTED
Nell’ambito delle applicazioni destinate alla compravendita online, Vinted rappresenta il più grande marketplace internazionale C2C in Europa per il second-hand. Esso registra ad oggi 45 milioni di utenti in 15 Paesi.
Nell’analisi da noi svolta, risulta l’applicazione di gran lunga più conosciuta e alla portata di tutti, battendo addirittura il colosso eBay.
Figura 2 – Quali app di usato conosci?
Complice un intelligente mossa di marketing in tv ed online e uno slogan efficace – Non lo metti? Mettilo su Vinted” – tantissimi italiani sono stati invogliati al download. Poco meno del 90% delle persone intervistate conosce Vinted, e tra queste, più dell’80% lo ha conosciuto attraverso i canali comunicativi della televisione e online.
Ciò che ha spinto le persone a registrarsi sull’applicazione è stata l’assenza di commissioni. Fondamentale è stata anche la facilità e l’immediatezza d’uso: la bacheca è ricca di foto anche di bassa qualità in quanto l’obiettivo degli utenti non è quello di dettare stile ma vendere quanti più capi ad un prezzo estremamente concorrenziale.
Infine, Vinted ha implementato un sistema di AI per far rispettare la policy, molto rigida, su ciò che può essere o meno venduto, alimentando così la percezione dei consumatori riguardo la sua affidabilità.
Figura 3 – Reputi Vinted affidabile? Pensi che Vinted sia facile da usare?
Come riportato nel Resale Report di ThredUp. il valore del mercato del second hand crescerà fino ad arrivare a 64 miliardi nel 2024, superando così il fast fashion.
È pertanto naturale chiedersi se il fenomeno del vintage sia solamente una meteora oppure sia effettivamente un ideale in cui le persone credono e si rispecchiano.
Sicuramente, quello della sostenibilità è un tema attuale e, a questo riguardo, possiamo dire con certezza che l’usato rappresenti una valida alternativa all’inquinamento dell’industria del nuovo.